lunedì 14 gennaio 2019

Rubrica "Cuore d'autore" 4. LEGGERE INSIEME AI PROPRI FIGLI NE ACCRESCE FORTEMENTE IL LEGAME

gennaio 14, 2019

Per Gianni Rodari, la fiaba è per il bambino uno strumento ideale per trattenere con sé l'adulto.

                                                                 di Roberto Alessandrini


Secondo uno studio dell’Università del Sussex, leggere dei libri (cartacei) favorirebbe il legame genitore-figlio. Come riporta Bustle, la lettura di libri cartonati – magari corredati da tante belle immagini da osservare e commentare insieme – aiuterebbe a rendere il rapporto con i propri figli più affettuoso e caloroso. Al contrario degli ebook, che comportano una lettura più fredda e distaccata, l’utilizzo di libri fisici stimolerebbe nei bambini un maggior numero di interazioni positive: “Più risa, più sorrisi, più dimostrazioni d’affetto”, spiega Nicola Yuill, professore di psicologia e uno dei promotori dello studio condotto dall’università. L’esperimento si è basato sull’osservazione di 24 madri inglesi intente a leggere un libro (alcuni in formato cartaceo, altri in ebook) ai loro bambini di età compresa tra i 7 e i 9 anni: sotto esame è stata posta non solo l’interazione tra mamma e figlio, ma anche la comprensione da parte del bambino del materiale letto. Anche se i risultati dimostrano come la comprensione e la memoria dei contenuti sia la stessa da parte del bambino indipendentemente dallo strumento utilizzato – libro o ebook -, la reazione e il coinvolgimento emotivo dei figli sembra essere di maggior tenore nel caso in cui ad essere letto sia un testo fisico. In ogni caso, sebbene non ci sia consenso unanime sui risultati tra gli studiosi della materia, gli studi condotti dall’Università del Sussex sembrano comunque dare un messaggio chiaro ai genitori di tutto il mondo: per essere una buona mamma o un buon papà è importante passare del tempo di qualità con i propri bambini, per esempio leggendo loro un bel libro. Per Gianni Rodari, la fiaba è per il bambino uno strumento ideale per trattenere con sé l'adulto. La madre è sempre tanto occupata, il padre appare e dispare secondo un ritmo misterioso, fonte di ricorrenti inquietudini. Di rado l'adulto ha tempo di giocare con il bambino come piacerebbe a lui, cioè con dedizione e partecipazione completa, senza distrarsi. Ma con la fiaba è diverso. Fin che essa dura, la mamma è lì, tutta per il bambino, presenza durevole e consolante, fornitrice di protezione e sicurezza. Non è detto che quando chiede, dopo la prima, una seconda fiaba, il bambino sia realmente interessato, o esclusivamente interessato alle sue vicende: forse egli vuole soltanto prolungare più che può quella piacevole situazione, continuare ad avere la mamma accanto al suo letto, o seduta nella stessa poltrona. Ben comoda, perché non le venga la voglia di scappare troppo presto. La voce della madre non gli parla solo di Cappuccetto Rosso o di Pollicino: gli parla di se stessa. Un semiologo potrebbe dire che il bambino è interessato, in questo caso, non solo al "contenuto" e alle sue "forme", non solo alle "forme dell'espressione", ma alla "sostanza dell'espressione", cioè alla voce materna, alle sue sfumature, volumi, modulazioni, alla sua musica che comunica tenerezza, che scioglie i nodi dell'inquietudine, fa svanire i fantasmi della paura.

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