sabato 5 gennaio 2019

Rubrica "Cuore d'autore" 1. CANE RANDAGIO CHE ABBAIA, A VOLTE MORDE

ottobre 18, 2018

Sono 130 mila gli animali abbandonati tra il 2017-2018
                                                                                                                                                                          di Roberto Alessandrini


Come ogni anno, a fine stagione, ci si trova a dover fare i conti con un gran numero di animali abbandonati. Stando agli ultimi dati sul randagismo forniti dalla Lav (Lega anti-vivisezione), la presenza di cani nei canili in Italia è diminuita in dieci anni del 26%. Un piccolo passo in avanti, che però non coincide con un calo degli abbandoni. Ottenere dati certi è molto difficile, ma si può dire che quest'anno non si è registrato un incremento del fenomeno rispetto ai precedenti. Le stime, parlano di circa 130.000 animali abbandonati, tra cani e gatti, che comunque si verificano durante tutto il corso dell'anno. Ultimamente si registra un forte aumento delle rinunce alla proprietà degli animali domestici, che vengono quindi portati dai privati direttamente alle associazioni. Ciò avviene soprattutto in conseguenza della crisi economica, che ha reso difficile a molti il loro mantenimento. Al Centro e al Sud, i cani dotati di microchip sono pochissimi, mentre al Nord, l'80% di quelli ritrovati, viene restituito ai padroni grazie proprio alla presenza del microchip. Ciò dimostra che fermare gli abbandoni si può; basterebbero più controlli e senso civico. C’è anche un aspetto che vogliamo evidenziare. I danni morali che un gesto del genere può arrecare ad un animale, non sono quantificabili e ai quali spesso è difficile porre un rimedio. Alcuni cani randagi, una volta adottati da una nuova famiglia, hanno timore a restar soli in casa o in altri posti o in compagnia di altre persone. Diventano gelosi del loro nuovo padrone, diffidenti e a volte aggressivi verso l’estraneo, arrivando anche in alcuni casi ad abbagliare contro e a mordere. Questo forse è l’aspetto più importante e più triste, sul quale siamo chiamati a dover riflettere.

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