sabato 5 gennaio 2019

Rubrica "Cuore d'autore" 2. IL BULLISMO E’ FRUTTO DELL’ INSEGNAMENTO RICEVUTO

novembre 9, 2018

Le vittime sono maggiormente le ragazze
                                                                                                                                                                        di Roberto Alessandrini
 
In Italia un adolescente su due subisce episodi di bullismo. L’età a rischio è quella compresa fra 11 e i 17 anni, anche se il periodo più critico è fra gli 11 e i 13. All’inizio parolacce e insulti, seguiti dalla derisione per l’aspetto fisico e poi, in quattro casi su cento, si arriva a botte, calci e pugni. È quanto emerge da uno studio dell’Istat, che fotografa la situazione. Una maggiore sinergia tra famiglia, scuola e istituzioni e un monitoraggio forte sui social media, è la strada maggiormente proposta per contrastare il fenomeno. Bisogna sensibilizzare sia i bambini sia i genitori sul tema e lavorare sul rispetto di sé, sul rispetto dell’altro, sul rispetto delle regole. Secondo l’opinione pubblica, occorre attivare un’azione di controllo forte e stroncare nettamente, i fenomeni che avvengono dentro gli istituti scolastici, non ultimi quelli ai danni degli insegnanti. Dobbiamo renderci conto che questo non è un problema da sottovalutare. Dai dati Istat emerge che nel 2018 poco più del 50% dei ragazzi ha subito qualche episodio offensivo, non rispettoso o violento. Nel 9,1% dei casi, gli atti di prepotenza si sono ripetuti ogni settimana; a subire costantemente comportamenti offensivi, sono stati nel 22,5% dei casi i ragazzini fra 11 e 13 anni e nel 17,9% dei casi gli adolescenti fra 14 e 17 anni. A subire il bullismo sono maggiormente le ragazze (20,9%) rispetto ai ragazzi (18,8%); mentre tra gli studenti delle superiori, le vittime più numerose sono tra i liceali (19,4%), seguiti da quelli degli istituti professionali (18,1%) e degli istituti tecnici (16%). Ci sono differenze anche tra Nord e Sud: il fenomeno è più diffuso nelle regioni settentrionali, con il 23% dei ragazzi fra 11 e i 17 anni; la percentuale supera però il 57% considerando anche le azioni avvenute sporadicamente. Le violenze più comuni sono offese, parolacce e insulti (12,1%), la derisione per l’aspetto fisico o per il modo di parlare (6,3%), la diffamazione (5,1%), l’esclusione per le proprie opinioni (4,7%), le aggressioni con spintoni, botte, calci e pugni (3,8%). Ma quali sono le cause del bullismo? In molti casi il bullo ha avuto dei genitori che durante gli anni formativi non gli hanno dato il buon esempio o l’hanno completamente trascurato. Molti di questi, provengono da famiglie dove madre e padre sono freddi o distaccati, oppure, gli hanno insegnato a risolvere i problemi ricorrendo alla rabbia e alla violenza. Coloro che sono cresciuti in un ambiente del genere, potrebbero non considerare i loro attacchi verbali e le aggressioni fisiche, delle prepotenze; pensare che il comportamento sia normale e accettabile. Purtroppo alcuni ragazzi sono aggressivi perché a casa è stato insegnato loro, che il modo migliore per ottenere ciò che si vuole, sono le intimidazioni e gli insulti. Disgraziatamente, questi metodi spesso sembrano funzionare. Shelley Hymel, una rettrice dell’Università della Columbia Britannica, in Canada, che studia il comportamento dei bambini, dice: “Abbiamo dei ragazzi che studiano bene le regole del gioco e, sfortunatamente, il bullismo funziona. Ottengono ciò che vogliono: potere, prestigio e attenzione. Un altro fattore che incoraggia il bullismo è la mancanza di sorveglianza. Molte vittime pensano di non avere nessuno a cui rivolgersi per ricevere aiuto, e la cosa tragica, è che nella maggioranza dei casi hanno ragione”.

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